Classica preghiera Daghestan con tutti i crismi della tradizione simbologica, ben conosciuti e peculiari di questa produzione. Un tappeto come tanti altri? Niente di più sbagliato. Fra tante preghiere di questa ottocentesca produzione ( seconda metà dell’ 800 ), questa in presentazione ha dei particolari significativamente interessanti ed intriganti. La nicchia è a grata fiorita, come tante, d’ accordo, ma i fiori che vi sono annodati sono tutti, almeno in un piccolo particolare, di forma o di colori, diversi l’uno dall’altro. Sembra quasi che l’ annodatrice abbia fatto una scommessa, con se stessa o con altri, per ottenere questo risultato distintivo. A sua volta, la cornice del campo, affiancata da due cornicette a roselline, presenta il motivo così detto del “recinto sacro”. Ebbene anche in questa sequenza è rispettato il proposito di non fare un motivo uguale ad un altro : sono tutti diversi, non nella forma ma nei colori adoperati. Ecco, parliamo dei colori : sono tanti, sono bellissimi accostati con grazia e sapiente scelta a dare una armonia d’insieme che non esito a definire stupefacente. L’ autrice di questa preghiera ha realizzato un piccolo capolavoro di arte popolare, che sfida l’ indifferenza più pervicace. Trama e ordito in lana, vello in morbide lane, colorate benissimo con tinte naturali. Il tempo non è riuscito, in questo caso, a soffondere e smorzare il carattere cromatico dei decori che si stagliano vividi e precisi sul fondo centrale bianco e sul fondo rosso della cornice. Ai collezionisti piacerà sicuramente, ma, sopratutto, piacerà a chiunque abbia un minimo di sensibilità per il bello.

Dimensione : 140 X 100 cm .

Pulita, in ordine. Io l’appenderei come un quadro alla parete.

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